domenica 27 marzo 2016

Escursione San Pantaleone - Pentedattilo

Non potevo non cominciare questa nuova avventura se non raccontando della più bella "scampagnata" degli ultimi mesi, quella dell'escursione che da San Pantaleone ci ha portato sin fino a Pentedattilo. Non ci sarebbe nulla di straordinario oltre all'incantevole paesaggio che durante il percorso ha accompagnato ogni nostro passo, ma la compagnia di due inusuali compagni di sfacchinata ha reso davvero memorabile questa giornata. Mio papà e mio fratello. Personaggi unici nel loro modo di essere. Papà che nei primi due km aveva praticamente finito ogni scorta alimentare e tutta l'acqua non tenendo in considerazione che per arrivare a destinazione ancora di km ne mancavano 14 e mio fratello che per metà percorso è stato costretto a proseguire senza scarpe, il tutto reso possibile solo grazie ad un paio di suolette gentilmente donate e un secondo paio di calze. 


Lo scorcio paesaggistico attraversato è stato tra i più emozionati delle ultime escursioni. Partendo infatti da San Pantaleone quasi subito si è parata maestosa dinanzi a noi, quasi in maniera prepotente su tutto il resto dello scenario, l'Etna. Mostrando il suo camino innevato, ci ha lasciato davvero senza fiato e suppongo che la maggior parte delle foto sia stata scattata proprio nel breve tragitto iniziale. 


Continuando a camminare non era difficile notare come al di la di ogni cosa è possibile lasciare i pensieri a casa, allontanarsene anche solo per un giorno. Godendo del bello che talora circondandoci  ogni giorno, diamo per scontato. 


Questa è una delle foto che più ho desiderato scattare, anzi farmi scattare e che per tanto, tanto tempo porterò nel mio di cuore. Son le piccole cose quelle che restano. 


Ed è a proposito di compagni di viaggio che talora sulla nostra strada, sfortunatamente o fortunatamente dipende da come si vuol interpretare, ci siamo ritrovati di fronte a queste meravigliose quanto fastidiose larve in "processione". Le larve di una piccola falena (Thaumetopoea pityocampa) che amano disporsi in fila indiana formando lunghissimi cordoni da cui deriva il nome generico di "processionaria". In realtà le processinarie presenti in Italia sono almeno due, quella del pino le cui larve sono riportate in foto e sono soggetto del nostro incontro e quella della quercia che personalmente non ho mai incontrato. Le larve sono coperte di setole fortemente urticanti sia per l'uomo che per l'animale, anzi se ingerite da mal capitati e distratti cagnolini possono causare seri danni collaterali. 


All'apice della nostra salita ecco una distesa di Calendula, un prato immenso dove anche il tempo sembra rallentare e che invita a fermarsi, a riposare a meditare. Peccato per mio papà che tutto questo non sia avvenuto. La marcia continua. 


Lasciamo le rocce di Rocca San Lena alle nostre spalle, con le sue grotte, i suoi cunicoli e i suoi olivastri. Oramai siamo quasi al termine. 


E l'ultimo sforzo, dopo 16 km di cammino tra strade sterrate, salite, prati immensi, oliveti, rocce siamo in dirittura d'arrivo. Papà e Vitto ce l'hanno fatta, contro ogni pronostico, e per esser la prima volta (speriamo non l'ultima) nel complesso non è andata nemmeno tanto male. Quel che rimane di questa escursione tra le bellezze della mia terra me lo porto nel cuore, forse qui ho detto fin troppo ma quest'avventura meritava d'essere condivisa. 

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