lunedì 22 aprile 2024

SANT'AGATA DEL BIANCO


Cari amici,
Byung-Chul Han, uno dei filosofi contemporanei più influenti, nel saggio "La salvezza del bello" citando Edmund Burke ci dice che "il bello libera da ogni negatività, [il bello] procura solo piacere positivo".

Ecco come ci siamo sentiti a visitare Sant'Agata del Bianco, paese dell'Aspromonte orientale e terra natia di Saverio Strati: circondati dal bello e perciò invasi da positività.

L'abitato è, letteralmente, rinato da una manciata d'anni e questo grazie ad amministratori illuminati, primo, fra tanti, il sindaco Domenico Stranieri e ai numerosi cittadini innamorati del posto in cui vivono. Domenico ci ha accompagnati, prima al telefono, attraverso informazioni su come muoverci e dopo di persona venendo sul luogo e raccontandoci il vissuto, la storia, l'essenza del posto.

I murales, le opere ai muri, i musei e sculture di Baldissarro parlano di un'anima di terra, roccia e fuoco e riportano alla mente gli scalpellini tanto citati nelle opere di Strati.

Vi consiglio di andare a Sant'Agata e di perdervi, anche voi, nel bello che da positività.





















 
[Questo lavoro è concesso in licenza con CC BY-NC-ND 4.0. Per visualizzare una copia di questa licenza, visitare https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/ ]

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sabato 20 aprile 2024

GROTTA DI SANT'ILARIO


Cari amici,
qualche settimana fa ho visitato l'interno di un antico ninfeo, cioè un edificio sacro in prossimità di una sorgente d’acqua dedicato a una ninfa, a Sant'Ilario dello Ionio. Scavato tra il IV e il II sec a.C. si tratta di un lungo corridoio nella roccia che si sviluppa per circa 30 metri di lunghezza e finisce in un una camera principale alta fino a 4 metri.

Per arrivare in fondo ci si deve immergere nell'acqua fino al petto almeno nella parte iniziale poi diminuisce, non è stato facile soprattutto per chi, come me, soffre di claustrofobia ma ne è valsa la pena.

Un progetto di ricerca avviato nel 2017 da Francesca Martorano, direttore del dipartimento patrimonio, architettura e urbanistica dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria ha permesso di supporre che questo luogo fosse deputato ad accogliere la celebrazione degli antichissimi riti orfici, movimento religioso sorto in Grecia verso il VI secolo a. C. intorno alla figura di Orfeo.






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[Questo lavoro è concesso in licenza con CC BY-NC-ND 4.0. Per visualizzare una copia di questa licenza, visitare https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/ ]

lunedì 15 aprile 2024

NARDODIPACE E I MEGALITI


Tra il profumo della ginestra e gli umori della terra siamo stati a Nardodipace, il paese più povero d'Italia. Poco meno di cinque persone vivono nel vecchio paese unite da un budello di asfalto alle poco più delle quattrocento che sopravvivono nel nuovo. Abbiamo camminato nelle pinete, nelle leccete, tra aceri e cedri, lungo una via precipite sul vallone dell'Allaro. I geositi: la parte meno interessante. La Tv, che più volte li ha visitati, riesce a costruire un'intera trasmissione sul nulla.




















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Questo lavoro è concesso in licenza con CC BY-NC-ND 4.0


sabato 13 aprile 2024

IL PAESE DEI PAZZI


Ho comprato il libro di Pino Vitaliano dopo aver letto un post su facebook.
Leggo prevalentemente letteratura calabrese e ho pensato che potesse fare al caso mio. Non mi sono sbagliato.

Vitaliano, nel suo libro, ci proietta a Girifalco e la fa vivere e rivivire attraverso i suoi personaggi. Certamente per chi non è del posto a tratti potrebbe avere l'impressione di annoiarsi ma alla fine le storie sono così strane ed interessanti che non si fa in tempo.

La scrittura è magistrale ma non ci si può aspettare di meno da un docente di Filosofia e Storia. Ottima l'impaginazione di Pace Edizioni e la qualità della carta e dei caratteri (non è mai da sottovalutare).
Insomma, bel libro e bella lettura.

ps: ho comprato anche Manicomio, che leggerò.


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mercoledì 10 aprile 2024

L'IMPENSABILE PER UN LUOGO DI CULTURA


Le emozioni che ho provato oggi, quando mi sono trovato di fronte questa immagine, sono state un misto di incredulità e sdegno. Di incredulità perché non deve accadere che il tempio della cultura, una libreria, possa trasformarsi, anche solo per scherzo, in un luogo di barbarie e ghetto; un gesto all’apparenza così banale riporta alla mente le liste di proscrizione, la distruzione e i roghi dei libri. 

Un libro con il verso capovolto richiama immagini nere, di un’epoca fosca e triste (evidentemente quelli che oggi si professano antifascisti sono i veri nostalgici-fascisti). Eventi drammatici che nessun frequentatore di una libreria, nessun amante della scrittura, nessun lettore, nessun uomo di cultura può e deve rievocare.

Il libro è un oggetto sacro. Il libro ha la sacralità delle cose divine perché attraverso le parole che racchiude, attraverso l’odore della carta, degli inchiostri, attraverso lo scorrere delle nostre dita sulle pagine ci riporta in mondi e luoghi lontani. Ci fa vivere e rivivere.

Il libro non va dissacrato. Il libro non va vilipeso, insultato, reso oggetto di scherno. Abbiamo, tutti, il dovere di amare questo oggetto immenso; soprattutto, questo dovere è necessario esplicitarlo rispetto ai libri che non ci piacciono, quelli che troviamo distanti dal nostro pensiero; dobbiamo farlo rispetto ai libri che per noi sono sporchi, il cui contenuto non è il nostro contenuto. Solo così la bile che talune pagine [per noi] contengono verrà digerita, amalgamata ad altri contenuti invisi ed infine espulsa.

Il titolare, avvedutosi di quanto qualche buontempone aveva commesso, si è subito prodigato per sistemare nuovamente il volume nella posizione corretta dimostrandosi all’altezza del fine compito di cui è investito.



AVETE ROTTO IL CAZZO



Ho scoperto, con mio sommo stupore (ma forse non tanto), che Pellaro è piena di genitori “diversamente abili” o meglio storti (così si capisce meglio). Sul lungomare Paolo Latella, che di un mio prozio porta il nome, accanto alla sede della Lega Navale, è stata interamente rifatta l’area giochi per i bimbi (piccoli) ma sfruttata anche, avidamente, da ragazzini che vanno per la maggiore (età).

Questi ragazzi smarriti, evidentemente abituati al brutto e alla pochezza che li circonda, talora accompagnati dai genitori (rigorosamente in SUV, da 60mila euro, parcheggiato direttamente sul marciapiede) stazionano beanti sull’altalena per i bimbi diversamente abili, e tra risa e schiamazzi sono ripresi dal ridente genitore beota (lo stesso del SUV) che postando il video su TikTok o Instagram spera di diventare il nuovo Fedez (o la nuova Ferragni). Peccato che di quest’ultimi manchi tutto, ma proprio tutto, in primis la forma fisica.

Altri sfrecciano, a bordo delle loro biciclette elettriche da 1500€ con sgommate e impennate, proprio tra i pupetti di pochi anni che, ahimè, si spera non li prendano ad esempio. Se nonostante tutto si riesce a sopravvivere a questo sfacelo intellettivo, si deve sempre prestare attenzione a non pestare una delle tante merde di cane che i padroni buontemponi portano a cacare proprio nelle aiuole vicine.

Tutto questo preambolo per dirvelo con quattro semplici parole: AVETE ROTTO IL CAZZO. Vi mancano proprio le basi del vivere civilmente, di quell’educazione basilare che forse avreste dovuto imparare a scuola. I giochi sono di tutti se tutti ci tengono, altrimenti è bene che diventino di pochi.

Il malessere (mio) è acuito dall’atteggiamento degli astanti (tutti gli altri genitori) che al pensiero “tanto dureranno fino a natale” ben si guardano dal dire una parola di richiamo, magari potrebbero offendere il rampollo del “mafiosetto” di turno. Quindi ve lo ripeto: AVETE ROTTO IL CAZZO.

Siete, evidentemente, abituati al peggio: alla spazzatura sparpagliata lungo i bordi delle strade, alle pozzanghere di acqua fetida, ai marciapiedi dissestati, alle aiuole incolte, ma soprattutto siete abituati al brutto. È il senso estetico che vi manca. Dunque, anche se girate in SUV e vestite Armani siete e rimarrete sempre dei cafonazzi.

Per concludere: basterebbe recintare l’area e affidarla ad un’associazione (anche di anziani), i bambini potrebbero entrare solo accompagnati da un adulto e solo dopo il versamento di un piccolo ticket (un euro) o un abbonamento di 10€ mensili, questo consentirebbe la manutenzione e la pulizia. Capisco che è chiedere troppo, quell’euro è meglio spenderlo a figurine, merendine e sigarette.

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martedì 9 aprile 2024

"MI CHIAMI?"


Ieri sera il mio piccolo Sasà, poco prima di addormentarsi, mi chiede: “Papà, mi chiami Sasà?”.
Questo piccolo pensiero, che sembra nulla, racchiude nella sua semplicità tutta la nostra essenza. Tutto l’essere. Ciò che siamo e ciò che un giorno non saremo più.
Un nome.
Noi calabresi siamo molto affezionati ai nomi, abbiamo dato un nome a qualsiasi cosa e qualsiasi luogo. Prendete, se ne avete il tempo, una carta topografica. In Calabria, molto più che in altre regioni, ogni luogo ha un proprio nome e questo per essere conosciuto, ricordato. Attribuire un nome ad un luogo, un fiore, uno scarabeo è attribuirgli importanza. Riconoscerlo. Sapere che esiste.
In quella semplice richiesta: “Papà, mi chiami Sasà?” è racchiusa la volontà di essere riconosciuto. Di esistere.
Ricordo una volta in sala settoria.
Un naufragio, sette ragazzini stesi sui tavoli.
Quattro erano “senza nome”.
“Senza nome”.
Persone senza nome, il supremo oblio.
Una ragazza "senza nome" aveva, tra gli slip ben custodite perché non si bagnassero, le foto di tre bambini piccoli, forse i figlioletti. Foto senza nome. Anche loro e il loro ricordo condannati all’oblio.
Un nome racchiude in sé una vita, sentimenti, luoghi, profumi, persone. Noi siamo in quanto abbiamo un nome, senza siamo tenebra ed oblio.


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